Alla scoperta del suolo con i ragazzi di Forma Futuro
Non si tratta solo di far “scavare un buco a terra e contare i lombrichi” ai ragazzi, o di far vedere che sono bravi, ma di capire quanto importante sia offrire loro l’opportunità — ancora rara nelle scuole di primo grado — di accedere a un piccolo laboratorio, di avvicinarsi agli strumenti della scienza e di sperimentare un modo diverso di conoscere.
L’occasione di essere accompagnati da Gabriele, un tecnico esperto, in un’esperienza come questa è, per me, il senso più profondo del progetto che rappresento come Ambassador e che vale la pena di essere ripercorsa insieme, anche per fare i conti con la realtà che viviamo.
La scienza torna a essere un ponte: tra osservazione e consapevolezza, tra la terra e chi la abita.
Attraverso ECHO, il progetto europeo che sostiene queste attività e fornendo anche i kit di indagine, per molti di loro è un’esperienza unica, un primo passo verso la comprensione del suolo come organismo vivo, da rispettare e proteggere.
Nella giornata di mercoledì 12 novembre, le ragazze e i ragazzi del I° Anno Propedeutico dell’Ente di Formazione “Forma Futuro” di Parma hanno partecipato attivamente all’attività di campionamento del suolo a fini di indagine ambientale, all’interno del più ampio progetto europeo “Echo Soil”.
Il mio intervento, in qualità di Ambassador, a supporto del loro docente è stato principalmente di tipo materiale: il kit e un invito semplice — provare e lasciarsi incuriosire. In effetti, per molti di loro era la prima volta che si trovavano di fronte a un terreno non come a una “sporcizia”, ma come a un organismo vivente.
La classe, guidata dal docente di Scienze, l’agrotecnico Gabriele Casella Mariola, dopo una breve lezione introduttiva sul suolo e sulle sue funzioni, ha approfondito gli obiettivi del progetto: indagare la qualità e la salute dei suoli in diversi punti d’Europa attraverso un percorso che unisce citizen science e attività di laboratorio. Sono state poi illustrate le modalità operative di campionamento.
Il campionamento in gruppo
La classe ha potuto svolgere concretamente il campionamento usando il kit fornito dagli organizzatori del progetto e utilizzando la piattaforma digitale sviluppata da ECHO.
Dopo aver compilato un questionario iniziale che indagava il loro livello di conoscenza e il rapporto personale con il tema del suolo, della sua salute e della sua tutela, gli studenti sono stati suddivisi in piccoli gruppi con compiti precisi.
Successivamente, i ragazzi hanno individuato l’area di lavoro — un’aiuola della scuola — e, seguendo le procedure indicate, hanno scavato una buca di 30×30×30 cm. Con l’aiuto del professore sono state rilevate le coordinate GPS per georeferenziare il campione.

A questo punto, lo strato superficiale dell’area di scavo è stato rimosso con attenzione per eliminare la copertura vegetale, evitare anomalie e preservare l’integrità del campione. Man mano che l’attività procedeva, il terreno è stato disposto ordinatamente a fianco dello scavo, per condurre le prime analisi in campo.
Lo scavo è diventato presto un momento collettivo, un piccolo rito di scoperta.
I ragazzi hanno analizzato e descritto diversi parametri:
- Compattazione: i ragazzi hanno osservato che il terreno della scuola era molto compattato (lo dimostrava la fatica necessaria per scavare!).
- Colore: questo parametro è associato alla quantità di sostanza organica. (Trattandosi di un campionamento dello strato superficiale, non sono stati considerati gli altri orizzonti del suolo, il cui colore è spesso legato a specifici elementi chimici, identificabili tramite la tabella Munsell).

- Tessitura: cioè la struttura fisica del suolo. Gli studenti hanno toccato il terriccio, lo hanno bagnato e manipolato per determinarne la struttura in base alla sua risposta alla pressione. Hanno concluso che la composizione è di tipo sabbioso-argilloso.
- Osservazione dei microinvertebrati: sono stati trovati quattro lombrichi e diversi “maialini di terra”. Inoltre, gli studenti hanno notato come le radici della copertura erbacea si sviluppassero lungo il profilo dello scavo.
- Analisi chimica: utilizzando una provetta e acqua distillata, il terreno è stato versato nella provetta e lasciato sedimentare. Dopo circa cinque minuti è stata utilizzata una cartina al tornasole, il cui pattern di reazione indicava il pH della soluzione. Il pH è espresso su una scala da 1 a 14: valori tra 1 e 6 indicano un terreno acido, il valore 7 è neutro, mentre valori superiori a 7 indicano un terreno basico. Nel caso osservato, il pH è risultato pari a 8.

- Analisi dei microelementi e degli inquinanti: l’ultima fase prevedeva il prelievo di un cucchiaino di terreno da inserire in una provetta contenente una soluzione per il rilevamento dei microelementi nutritivi. Infine, una parte del campione di scavo è stata sigillata in una busta sterile per poter spedirlo e sottoporlo alle successive analisi di laboratorio.
L’attività si è conclusa con l’inserimento dei dati raccolti nell’applicazione del progetto, e una volta rientrati in classe, gli studenti hanno redatto un resoconto del lavoro svolto.
L’esperienza ha suscitato curiosità e partecipazione, soprattutto durante le osservazioni dirette dei lombrichi e le analisi “sul campo” ed è stato anche un modo per trascorrere qualche ora di lezione all’aperto, godendo di una delle ultime giornate autunnali di sole.
ECHO, un progetto che unisce Europa e suolo
Il progetto ECHO (European Citizen Observatory on Soil Health) è un’iniziativa europea di ricerca e innovazione (2023–2027), coordinata dalla Libera Università di Bolzano e sostenuta da 16 partner internazionali.
L’obiettivo è quello di creare una grande rete di osservazione partecipata: 16.500 siti monitorati in tutta Europa, dove cittadini, studenti, agricoltori e scienziati collaborano per conoscere e rigenerare i suoli.
I dati raccolti confluiranno in ECHOREPO, un archivio pubblico collegato all’Osservatorio Europeo del Suolo, uno strumento di conoscenza condivisa a supporto delle politiche ambientali e della gestione sostenibile.
Forma Futuro e l’anno propedeutico
Forma Futuro è un ente di formazione professionale accreditato in Emilia-Romagna, con sede a Parma.
L’anno propedeutico dei corsi IeFP (Istruzione e Formazione Professionale) è dedicato ai ragazzi appena usciti dalle scuole medie, che stanno ancora orientandosi verso un percorso triennale di qualifica.
È un anno di passaggio e scoperta: si rafforzano le competenze di base — lingua, matematica, cittadinanza — ma soprattutto si impara a guardare il mondo con altri occhi.
Intervista: racconti dal campo
Ho chiesto a Gabriele Casella Mariola di condividere alcune riflessioni sulla giornata e sull’esperienza della classe.
Ci racconti un po’ l’esperienza con i tuoi studenti e come hanno reagito alle attività pratiche?
Gabriele Casella Mariola: L’età dei ragazzi è tra i 14 e i 15 anni, appena usciti dalle medie. Sono circa una ventina.
Devo dire che le ragazze sono quelle del gruppo che si sono esaltate di più con i lombrichi perché se li passavano tra di loro un po’ per farsi piccoli scherzi, ma sempre toccando i lombrichi in modo molto rispettoso e delicato. I ragazzi, invece si sono concentrati di più sullo scavo, come una questione di principio e precisione, e un po’ per sana competizione.
E per quanto riguarda le attività scientifiche?
Gabriele C.M. : Tutti hanno voluto partecipare alla parte dei reagenti. Lo immaginavo, e quindi avevo portato più provette da fargli fare, anche semplicemente per fargli vedere fenomeni come la flocculazione e altre piccole reazioni. Si sono entusiasmati molto, anche se dopo un po’ la loro soglia di concentrazione cala facilmente, però diciamo che di base si sono esaltati tantissimo.
Questa è la prima volta che conduci attività del genere con questa classe?
Gabriele C.M. : Per quel che riguarda le attività scientifiche, con questa classe sì, quest’anno è la prima volta che gli ho fatto fare un’attività del genere.
Con altre classi propedeutiche, negli anni scorsi, invece ho fatto attività all’aperto coinvolgendo aspetti scientifici ma più legate a misurazioni e osservazioni della natura, utilizzando poi i dati concreti in lezioni di matematica ad esempio. Tuttavia, le attività pratiche scientifiche erano sempre molto artigianali, perché non abbiamo un laboratorio e utilizzo materiale di facile reperibilità.
È un approccio artigianale, ma molto efficace.
Quindi questa esperienza è stata diversa…
Gabriele C.M.: Sì, molto diversa. Qualcuno tra i ragazzi aveva già fatto esperienze simili alle medie, ma gli altri non avevano mai preso in mano strumenti scientifici o toccato il terreno. È stata un’introduzione nuova, che ha aperto le porte alla curiosità scientifica e alla scoperta in modo pratico.
Grazie a Gabriele Casella Mariola, docente e agrotecnico, per il prezioso impegno nella conduzione dell’attività, fondamentale per il coinvolgimento e l’apprendimento degli studenti.
Per me, accompagnare seppure “a distanza” esperienze come questa significa ritrovare il senso originario del mio ruolo di Ambassador: essere un ponte tra chi osserva e chi impara a vedere.
Ogni giornata di campo è una piccola restituzione alla terra — un gesto di attenzione che diventa conoscenza, e poi cura, verso il prossimo.
È da qui che riparte la scienza, e anche l’educazione: dal contatto diretto, dal coraggio di chinarsi e ascoltare ciò che vive sotto i nostri piedi, e chi abbiamo vicino senza sottrarsi alla responsabilità.
La Scienza, quando passa per le mani dei ragazzi, torna a essere ciò che dovrebbe sempre essere: un modo per sentire il mondo.
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